Business Adventures by John Brooks

Business Adventures by John Brooks

autore:John Brooks [Brooks, John]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


5. Un intervallo di tempo ragionevole

Insider trading alla Texas Gulf Sulphur

Le informazioni riservate su eventi pubblici futuri, scelte aziendali imminenti o persino la salute di questo o quel personaggio politico sono sempre state una preziosa merce di scambio per gli operatori di borsa: cosí preziosa che, secondo alcuni commentatori, nei mercati azionari si fa compravendita non soltanto di azioni, ma anche di informazioni. Il valore economico di un’informazione riservata si può misurare con precisione seguendo le variazioni di prezzo dei titoli chiamati in causa, e qualsiasi informazione si può convertire in moneta, proprio come una merce; anzi, essendo spesso oggetto di baratto tra gli operatori di borsa, l’informazione riservata è una specie di moneta. Tanto piú che fino a qualche tempo fa nessuno osava mettere in dubbio la correttezza dei pochi favoriti dalla sorte che, essendo in possesso di informazioni riservate, le sfruttavano a proprio vantaggio. La fortuna dei Rothschild in Inghilterra si deve in buona parte al sagace impiego delle prime anticipazioni sulla vittoria di Wellington a Waterloo, cosa che a quei tempi non scandalizzò affatto l’opinione pubblica, né fu giudicata meritevole di indagine da parte di una commissione d’inchiesta; quasi contemporaneamente, dall’altra parte dell’Atlantico, John Jacob Astor metteva insieme un bel gruzzolo grazie ad alcune indiscrezioni sul trattato di Gand, che di lí a poco avrebbe posto fine alla Guerra angloamericana del 1812. Dalla fine della Guerra di secessione in poi, il pubblico degli investitori statunitensi non ha mai avuto nulla da obiettare se una persona in possesso di informazioni riservate ne faceva commercio; spesso, invece, è stato ben contento di raccogliere eventuali briciole. (Daniel Drew, l’uomo d’affari americano che in un certo senso è il padre di tutti gli utilizzatori di notizie riservate, era talmente spietato da negare ai suoi colleghi persino quella misera consolazione: si diceva anzi che spargesse briciole avvelenate nei luoghi pubblici, sotto forma di false indicazioni sui suoi programmi di investimento). La maggior parte delle fortune accumulate nell’America del XIX secolo devono molto, quando non l’intera esistenza, alla pratica dell’insider trading, e sarebbe interessante (ancorché vano) domandarsi quale sarebbe oggi il nostro ordine sociale ed economico, se in passato quella pratica fosse stata efficacemente interdetta. Soltanto nel 1910 si osò finalmente dire che c’era qualcosa di immorale nel fare compravendita di azioni dell’azienda per cui si lavorava, e l’idea che quella pratica fosse addirittura scandalosa (come giocare in borsa con le carte truccate, insomma) si diffuse e si consolidò solo nel decennio successivo. Nel 1934, poi, il Congresso decise di correggere la rotta con una legge apposita, il cosiddetto Securities Exchange Act. Secondo quella norma, i detentori di informazioni riservate sono obbligati a cedere alle rispettive aziende i profitti ricavati dalla compravendita a breve termine di pacchetti azionari; inoltre, una successiva integrazione apportata nel 1942 con la cosiddetta norma 10B-5 vieta a chiunque operi sul mercato azionario di agire in maniera fraudolenta «affermando cose non vere in relazione a un fatto concreto oppure […] tacendo un fatto concreto».

Poiché l’essenza dell’insider trading consiste proprio



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